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Italian Gigolò (una storia vera)

Mercoledì 14.01.2009

di Mariangela Mianiti


Una laurea in Economia, un lavoro da consulente aziendale. Poi, due contratti che saltano, i debiti, e un figlio da mantenere. Così Roberto inizia a prostituirsi: ecco la sua "vitaccia", che vorrebbe smettere entro un anno e, soprattutto, ecco chi sono le donne che pagano il «suo amore».

Roberto, consulente aziendale, da tre anni fa il gigolò a
Roma per pagare i debiti accumulati

Gigolo per mantenere un figlio «Smetterei domani, se solo potessi. Ma dove li trovo i soldi per mantenere me e mio figlio? Sono un ragazzo padre».
La confessione di Max da Torino, gigolò infelice, trovata curiosando su Internet, già mi aveva colpito. Ancor di più aveva attirato la mia attenzione, tra i 27 commenti al suo messaggio, quello che recitava così: «Sono anche io nella stessa situazione del torinese, con qualche anno in più, però, e su Roma, con laurea e diversi master... che vitaccia!». Firmato, «Robygigolo». Del quale, cercando notizie, avevo trovato la seguente descrizione: «Accompagnatore e gigolò per signore di classe (max 60 anni), 1,88 x 90 kg, ben dotato, moro, occhi verdi, cultura postuniversitaria, docle amante ma bravissimo anche nel dialogo e nella conversazione, garantisce la massima serietà e riservatezza, e soprattutto l'uso della testa, non solo del corpo... Su Roma, Lazio, Abruzzo e Sud Marche».
Dopo aver letto Escort life di Grazia Visconti, un saggio-inchiesta sulla prostituzione on line pubblicato di recente da Aliberti editore, sapevo che anche chi si prostituisce per scelta non sempre lo fa perché lo vuole davvero: sono numerosissime, nel libro, le testimonianze di escort scontente del mestiere che fanno anche se nessuno le costringe. Che adesso iniziassero a spuntare fuori i primi gigolò pentiti - uomini che vorrebbero smettere, ma che non vedono alternative, e che quindi continuano a offrire on line le loro prestazioni - significava due cose: primo, che anche gli uomini soffrono a vendersi; secondo, che la crisi economica non è solo un titolo di giornale.
Per capirne di più, ho chiamato Roby e l'ho incontrato a Roma, in una tremenda giornata di pioggia. Prima dell'appuntamento mi ha avvisato: «Non aspettarti un palestrato. Io sono un genere diverso. Io ho un lavoro normale. Mi vendo nel tempo libero perché ho bisogno di soldi, un figlio da mantenere e debiti da pagare».

Sono sul binario numero 7 e mi sto guardando attorno quando una voce alle spalle mi dice: «Eccomi». Mi giro e vedo un uomo alto, in jeans e mocassini, giacca impermeabile e cravatta, i lineamenti gentili, il viso rotondo, i capelli corti. Non è bellissimo, non è brutto, né strano né un tipo, ma il classico «Segni particolari: nessuno».
Roby, che mi chiede di chiamarlo Roberto, si infila in un'auto verde con targa romena. «E' della madre di mio figlio», spiega. «Lei è di lì, e adesso lavora in Bulgaria. Ha portato con sé il bambino per due mesi, poi lo terrò io per altri due, ma non si può andare avanti così. Un bambino ha bisogno di stabilità. Vorrei che lei trovasse un lavoro qui».

Qual è il suo mestiere ufficiale, Roberto?
«Sono laureato in Economia, dottore commercialista. Faccio il consulente aziendale. Fino a tre anni fa andava tutto bene, non avevo problemi economici, poi...».
Poi?
«A causa di qualche sciocchezza e qualche sventura, ho dovuto ricominciare a fare 'ste cazzate qua».
Come, «ricominciare»?
«A vent'anni sono stato sedotto da una donna più grande, un medico, che dopo tre giorni insieme mi diede un assegno da tre milioni, per farmi un regalo. Ero stato gigolò senza rendermene conto. Così, quando tre anni fa mi sono trovato a non riuscire più a pagare il mutuo, il leasing dell'auto, le tasse, varie rate e la baby-sitter, ho ripensato a quel facile guadagno. E ho messo un annuncio su Internet».
La sua compagna lo sa?
«Scherza? Non mi lascerebbe più vedere mio figlio».
Non lo sa nessuno?
«Solo un paio di amici, quelli che riescono a capire».
Perché è caduto in difficoltà?
«Non mi hanno pagato due contratti, 50 mila euro. Il mio reddito è calato, l'agenzia delle entrate mi ha mandato controlli, e ora devo ridare, di tasse, 1.500 euro al mese per cinque anni. Quindi mi servono ogni mese 1.500 euro in più. Siccome con il mio lavoro non li guadagno, fare il gigolò mi permette di arrotondare in fretta, e in nero. Però, gliel'ho detto: è una vitaccia».
Perché?
«Intanto io sono timido, e non mi piace chiedere soldi alle donne. Poi bisogna adattarsi. A volte mi trovo davanti donne che non mi piacciono, altre mi vergogno. La settimana scorsa ho incontrato una bellissima trentenne di Bari, che era nelle Marche per lavoro. Mi ha contattato via email. Abbiamo passato il pomeriggio in albergo, ma alla fine non me la sono sentita di chiederle i soldi. Ho persino pagato io la stanza. Le ho chiesto come mai una come lei cercasse un gigolò. Mi ha risposto che voleva fare un'esperienza diversa, che era reduce da una delusione con il fidanzato. Mi ha detto. "Io cerco qualcosa di speciale. Peccato che non sia tu il mio tipo". Come fai a chiedere soldi a una che ti dice così?».

L'insicurezza di Roberto è palpabile, il suo imbarazzo anche. Lo si capisce dall'incertezza con cui, dopo molti giri in auto, sceglie il posto dove sederci a chiacchierare, dal bisogno di sottolineare che sta per prendere la seconda laurea, in Lettere, dalla necessità di dire che fino a quattro anni fa faceva sport e pesava sei chili di meno ed era un figurino.

«Però con quelle che proprio non mi vanno non vado. Non ci riesco. Anche se, con la concorrenza che c'è, non dovrei fare il difficile».
Concorrenza?
«Sì: adesso vanno di moda i tronisti. Chiedono fino a 500 euro».
E lei quanto chiede?
«Duecento a incontro, e poi dipende dal tempo, dalla facilità dell'approccio. Insomma, se una è bella fai meno fatica. Quando proprio non ci riesco mi invento scuse, dico che ho il mal di testa, che sono stressato. Mentre con altre...».
Con altre?
«Ne ho una che si è affezionata, la vedo regolarmente una volta al mese. E' una certezza. Ha tanti soldi ma pochissimo gusto. A 50 anni si pettina, si trucca e si veste in modo così pesante che ne dimostra 70. Quando devo vederla prendo il Viagra, mezza pastiglia, sa com'è... Tengo sempre qualche pasticca di riserva. Con alcune, le più esigenti, mi ha permesso di fare un figurone».
Che cosa le chiedono le donne?
«Sesso, prima di tutto, e poi ascolto. Parlano molto. Alcune sono sole, altre si sentono trascurate. Una ha voluto che facessimo una foto insieme per farla trovare al marito, per ingelosirlo. Un'altra ha fatto in modo di essere pedinata, lui è risalito a me attraverso la targa e mi ha mandato un telegramma che diceva: "Mi stai rovinando la famiglia. 0 sparisci o ti prendi mia moglie, io non ce la faccio più". Mi ha scritto tre volte, poi ho detto a lei che non volevo più vederla. Ci mancava anche la grana del marito geloso. Altre donne invece vogliono fare giochini: l'infermiera, la scolaretta, lo strip».
Come pagano?
«In contanti o con assegni, dopo l'incontro. Alcune volte le porto a cena, ma più spesso lavoro di pomeriggio, in albergo o a casa loro. Sa, devo conciliare gli orari con il mio lavoro, e con le esigenze del bambino».
A parte la signora che diceva, ha altre clienti fisse?
«Sì, ma cerco di non vederle più di una volta al mese, per evitare che nasca una certa confidenza. Perché, se mi affeziono, non sono più capace di chiedere soldi. Due anni fa mi è capitata una cliente così triste per la separazione dal marito, e così in difficoltà economiche, che quasi quasi i soldi glieli davo io. Poi ci sono quelle sole a 40 anni che ti rovesciano addosso la loro infelicità, quelle che ti dicono di essere bellissime e poi è tutta un'altra cosa, quelle che ti chiedono di accompagnarle a una festa perché non hanno nessuno, quelle che partono in quarta e quelle che la prendono alla larga. Una sola cosa le accomuna: la lingerie. Possono scegliere il leopardato o il pizzo bianco, ma sono tutte attentissime all'intimo».
Compagnia per le vacanze gliel'hanno mai chiesta?
«No, e poi non voglio io: troppo impegno. Se vanno bene gli affari, nel 2010 smetto. Anche perché nascondersi è uno stress pesantissimo».
Paura di incontrare qualcuno che conosce?
«Sto molto attento. Cerco sempre di sapere qualcosa di loro prima di accettare l'appuntamento. Io in fin dei conti sono un po' come quelle prostitute dell'Est che vengono qui, fanno la vita per due o tre anni e poi tornano a casa e si comprano un appartamento. Ma se dieci anni fa mi avessero detto che sarei finito così... In confidenza, alle volte mi sento un gran coglione».

Ho guardato fuori dalla finestra. Pioveva a dirotto su Roma.


Leggi l'articolo pubblicato su Vanity Fair


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